28 anni fa ho
visto il mio primo concerto, il 21 giugno 1985 a San Siro, suonava Bruce
Springsteen e la E Street Band, quel giorno ho deciso che musica avrei voluto
ascoltare da lì in poi.
Ieri sera a San Siro ha reso omaggio ai suoi fan di allora suonando le canzoni di Born in the USA, ripercorrendo quel concerto di cui parla spesso nelle interviste nonostante le 900 esibizioni nell’arco della sua carriera.
Ieri sera a San Siro ha reso omaggio ai suoi fan di allora suonando le canzoni di Born in the USA, ripercorrendo quel concerto di cui parla spesso nelle interviste nonostante le 900 esibizioni nell’arco della sua carriera.
La cosa non dovrebbe
riguardarmi nè condizionare la mia giornata a 16.500 km di distanza, ma nei
fatti non è così.
La verità è che mi spiace non
esserci stato, ogni canzone ha un posto preciso in mezzo agli eventi della vita
ed è un po’ come rivedere il tutto alla moviola, con ricordi che affiorano
sottopelle.
Non è facile da
spiegare, ho superato l’età delle infatuazioni da un po’, eppure le sue canzoni
sono sempre lì, magari non le ascolto per anni ma so che sono dietro la
vetrinetta da infrangere in caso di bisogno.
I bloodbrothers, come amano chiamarsi i fan riferendosi a questa canzone, sanno perfettamente di cosa parli, persone che non hanno nulla in comune se non l’impulso a recarsi ad un suo concerto ogni volta che possono, finchè ce ne saranno.
I bloodbrothers, come amano chiamarsi i fan riferendosi a questa canzone, sanno perfettamente di cosa parli, persone che non hanno nulla in comune se non l’impulso a recarsi ad un suo concerto ogni volta che possono, finchè ce ne saranno.
L’estate scorsa l’ho
inseguito come uno stalker nei suoi concerti a Milano, Barcellona e Madrid, eppure sono uno dei più tiepidi.
Ieri sera a San
Siro c’era anche mia figlia Giulia di 9 anni. Non so se le si è accesa la scintilla, probabimente no, ma va bene così. Farà le sue scelte,
seguirà il suo cuore e da quanto vedo sarà migliore di suo padre.
Non c'è fretta che ascolti quella canzone e poi non ho mai sentito parlare di "bloodparents".
Non c'è fretta che ascolti quella canzone e poi non ho mai sentito parlare di "bloodparents".
Bruce è davvero "un grande" ... dieci spanne sopra gli altri ... quando incominci a seguirlo è come una droga: non riesci più a farne a meno. L'ingresso allo stadio, le prime note di Morricone, la sua voce, la gente che lo applaudiva ... la "pelle d'oca" si è subito manifestata e durante il concerto, non mi vergogno a dirlo, anche le lacrime non sono mancate. Grazie Bruce!
RispondiEliminaCandy
No worries mate!
RispondiEliminaBruce
Bruce is always "The Boss". E' un grande e lo sara' sempre.
RispondiEliminaFrancesca
San Siro, Bruce, E-Street Band .... non serve agitare per avere una miscela esplosiva, basta la vicinanza!!
RispondiEliminaCarlo
Marco, riesci a essere molto profondo e poi un post dopo un "farfallone". Complimenti per la sensibilità e la personalità bipolare, ma va bene così!
RispondiEliminaUn abbraccio
Gianni
... baby we're born to run ...
RispondiEliminaWalter