lunedì 14 luglio 2014

Amici in Australia

qualche mese fa un amico, Lorenzo, fece un commento ad un mio post chiedendomi di parlare degli amici che ho qui in Australia. Lorenzo si è trasferito con la famiglia vicino a New York piu di 10 anni fa e oramai sono cittadini USA. Vivono in una bella villetta come quelle dei film, a 45 minuti di treno dal cuore di New York, dove ho dormito nel 2006 e 2010, in occasione della Maratona di NY. 
Vivere qualche giorno a casa sua, svegliarmi nell'aria tersa del Connecticut, passeggiare tra le villette immerse nei colori autunnali per andare a prendere il treno nella piccola stazione di provincia, vedere suo figlio parlare inglese, ... forse è allora che la mia insofferenza per la vita di tutti i giorni ha preso la forma di una freccia verso l'estero.
Per mia indole non ho molta iniziativa, potrebbe sembrare il contrario ma la realtà è che se non avessi visto l'esempio di "uno che ce l'ha fatta" e non avessi tenuto i contatti tramite internet con gli amici sparsi per il mondo probabilmente l'idea di emigrare non avrebbe mai superato lo stato embrionale.

Gli amici dunque. Li dividerei in 3 categorie: gli Italiani, gli stranieri e gli Australiani.

Gli Italiani
I primi mesi non ne conoscevo molti, solo i 3 colleghi Italiani che lavorano nella sede di Sydney, poi ho allargato il giro grazie ai gruppi Meetup. I Meetup sono dei gruppi di persone con interessi in comune che si trovano per conoscersi. Qui a Sydney ce ne sono centinaia, tra i quali il gruppo di residenti che parlano italiano. Organizzano un paio di serate al mese e sono frequentati per metà da Italiani e metà da stranieri che vogliono tenersi in esercizio con la lingua italiana. E' un'ottima soluzione per chi vuole allargare il giro di conoscenze in un paese nuovo, vai a qualche incontro e poi tieni i contatti con quelli che ti stanno piu' simpatici.
Qualcuno dal divano di casa starà storcendo il naso, meglio fare amicizie non italiane per favorire l'integrazione! Il punto è che trascorrendo tutto il mio tempo lavorativo in mezzo a stranieri, la possibilità di rilassarsi parlando Italiano nei momenti di svago è incredibilmente allettante.

A proposito dell'Inglese, sicuramente in questi 16 mesi è migliorato, ma non è ancora la seconda lingua che posso utilizzare con disinvoltura in ogni contesto. Richiede sempre uno sforzo, un 30% della mia capacità cerebrale nel tradurre al volo i pensieri, e quando sono stanco il degrado è evidente, parlando piu' che ascoltando. Se parli e ci metti un secondo a farti venire in mente le parole piu' difficili può anche starci, ma se ci vogliono 2 o 3 secondi... non sei piu' in grado di farti capire.
E non è solo una questione di lingua: tra italiani c'è uno strato culturale comune: modi di dire, humor, eventi della nostra storia, il cinema italiano, ...
In altre parole tra Italiani è facile entrare in sintonia, non devi investire tempo ed energie per stabilire un terreno comune, un faticoso ponte tra due culture costruito a suon di discorsi generici perchè non sai mai come verrà percepito un tema personale o una battuta irriverente.
E' per questo che quando senti parlare Italiano per strada ti viene da girarti, e magari scambiare due chiacchiere perchè continua a sembrarti fenomenale trovare qualcun altro che s'è fatto tutta questa strada.
Questa assonanza però crea anche una distorsione: può anche capitare che delle persone entrino a far parte del tuo giro di amicizie senza che ci siano reali affinità, frequentazioni che non durerebbero un giorno se fossi in Italia. Sopravvivono un po' artificialmente perchè in fondo c'è un reciproco bisogno di non sentirsi soli, di essere capiti nella propria lingua e perchè se proprio non c'è altro terreno comune puoi sempre condividere gioie e dolori di questa scelta di vita.  I mie amici Italiani di Sydney non ne abbiano a male, sicuramente ci saranno casi in cui questo fenomeno spiega il loro interesse nei miei confronti.


Gli altri stranieri
Alle volte mi è capitato di incontrarmi con gruppi misti di stranieri e italiani, ecco questa è una cosa che non funziona. Ti ritrovi a parlare in inglese mentre ti vengono in mente battute in italiano, passi il tempo a chiederti in che modo tradurle in inglese salvaguardando l'umorismo che però coglieranno solo gli italiani e alla fine resta la frustrazione delle tante battute che ti si sono fermate in gola. In questi casi lo straniero è un corpo estraneo che ti rovina la serata.
Probabilmente un giorno le cose cambieranno, magari perderò un po' della mia italianità, il mio humor diventerà un po' piu' "internazionale" e un inglese meno rozzo mi consentirà di destreggiarmi tra le sfumature linguistiche e culturali.
Se comunque ci sono stranieri nel gruppo la cosa migliore è che non ci siano italiani, a quel punto fai quello che puoi, cerchi di evitare le battute più grevi, la serata non sarà esilarante ma con un po' di attenzione eviterai la figura del pagliaccio.

Parlando di stranieri, di recente ho letto su un giornale le statistiche relative alle etnie che compongono Sdyney:
http://www.smh.com.au/data-point/sydney-languages/index.html
Pensate che nel 40% delle case si parla una lingua diversa dall'inglese. Ci sono poi zone in cui l'inglese scende al 10% dei casi (grafico "English Density")
Come vedete le lingue sono veramente tante, ma soprattutto ce ne sono due predominanti: il cinese (in rosso) e l'arabo (in verde), che si sono spartiti la città. Questo spiega perchè nella mia zona sono assediato dai cinesi, ma non mi lamento visto che sono persone più tranquille dei mediorientali.
I Cinesi di solito non sono molto socievoli, i vicini tendono a guardare per terra quando ti incontrano, in stridente contrasto con gli Australiani che ti salutano anche se non ti hanno mai visto prima. Poi spesso non ti guardano negli occhi se ci parli insieme. Mi spiegava una mia amica cinese che questi atteggiamenti fanno parte della loro cultura, più riservata di quella occidentale.

Per una conferma che io non solo il solo a preferire i connazionali basta vedere i parchi nei fine settimana: gruppi di 10-20 famiglie intente nel BBQ e sono sempre, ma sempre, tutti della medesima etnia: Indiani, Filippini, Cinesi, Arabi, etc.
Con questo non voglio dire che le etnie restino divise, ci sono molti giovani che sono nati qui da famiglie di stranieri e vedo che si mischiano con chiunque, fermo restando che data la "spartizione" geografica della città le probabilità che un arabo cresca con amici arabi restano alte a prescindere dagli aspetti culturali.

Quale che sia la nazionalità, anche con gli stranieri c'è una affinità di fondo: anch'essi  hanno vissuto nel corso della loro vita un trasferimento in un'altra nazione e conoscono le difficoltà che si possono incontrare, il che alle volte crea solidarietà e empatia, o mateship come direbbe un Australiano.
Ci sono poi gli Inglesi, che spesso ti parlano dei cambiamenti che hanno dovuto affrontare per trasferirsi qui, dei figli che si sono dovuti adattare nelle scuole Australiane, e che non riescono a capire come queste "difficoltà" siano ridicole rispetto a quelle che deve superare un italiano. Che poi l'Australia per molti versi è una Inghilterra ai tropici.

Gli Australiani
Gli Australiani sono composti da tante etnie diverse, ancora Cinesi e Arabi, Inglesi e altri europei, Indiani e via di seguito. Per me sono "Australiani" coloro che hanno vissuto abbastanza tempo in Australia da aver perso le caratteristiche del loro paese di origine e aver adottato i modi di fare di chi è qui da generazioni.
Per questo non basta aver ottenuto il passaporto australiano dopo 4 anni di permanenza, ma bisogna aver imparato bene la lingua e soprattutto aver imparato a salutare e a sorridere anche quando si incontra qualcuno coi lineamenti diversi dai propri.
Gli Australiani di solito sono molto aperti, tante volte mi hanno attaccato un bottone mentre ero su un mezzo pubblico, decisamente piu' volte che nel resto della mia vita in Italia. Poi indubbiamente c'è il fattore esotico del Made in Italy che compensa per la mancanza di affinita': sentono un accento strano e ti chiedono da dove vieni, quando dico Italy partono coi ricordi delle loro vacanze: Roma, Pompei, Venezia, Firenze, Lucca, Siena, Cinque Terre, ... gli si illuminano gli occhi. Città, monumenti storici, musei, panorami, cibo, ... tutto contribuisce a creare un alone di magia su quello che per molti di noi è un vecchio stivale malconcio. Da qui la convinzione di molti Italiani residenti in Australia: il paradiso è vivere in Australia e fare le vacanze in Italia.

L'ultimo contatto in ordine di tempo: domenica abbiamo fatto un bel BBQ nel parco naturale vicino casa dove scorre il Lane Cove River, spiedini e bistecche dell'ottima carne australiana per festeggiare il periodo piu' freddo dell'anno con i suoi 20 gradi.



A poca distanza da noi una coppia di nonni che accendeva il fuoco per il loro BBQ, hanno fatto un po' di battute, abbiamo chiacchierato, alla parola "Italy" hanno risposto: è la nostra destinazione preferita, ci andiamo tutte le volte che possiamo!
Hanno insistito per farci la foto di cui sopra, e al momento di salutarci hanno voluto che ci scambiassimo l'email. Poi mi hanno scritto per invitarci a pranzo a casa loro il 2 Agosto, dicendosi onorati di condividere la loro casa con noi e bere del "Valpolicella".
Insomma, al momento non posso dire di avere amici Australiani, ma credo che non sia difficile con un po' di buona volontà. Inoltre martedì Giulia inizierà la scuola e la conoscenza forzata con altri genitori potrebbe essere la svolta che cerchiamo per sentirci un po' meno estranei. Tra l'altro ho prenotato due aree picnic al parco naturale vicino casa in occasione dei compleanni delle mie figlie a Ottobre e Novembre, c'è spazio per 200 persone e al momento avremo si e no una decina di amici da poter invitare!

Invece settimana scorsa ero a Adelaide per una presentazione ad un numero di clienti, con me un collega di Liverpool che ha fatto la sua metà della presentazione. Alla fine dell'incontro tre clienti sono venuti a chiedermi di quale parte dell'Italia fossi, e hanno cominciato a raccontarmi delle loro vacanze memorabili nel nostro paese. E il collega di Liverpool? Zero, così impara con quell'accento insopportabile!


4 commenti:

  1. Ciao Marco, bello il post, argomento sicuramnte interessante per chi vuole emigrare o vi è costretto. In definitiva anche li l'integrazione non è così semplice nonostante l'apertura culturale degli australiani, sarà l'età anagrafica, sarà la lingua o il crogiuolo di culture presenti nel continente ma in ogni caso bisogna sbattersi.
    Keep posting and stay cool

    Gianni

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  2. Sarebbe interessante conoscere il pensiero sincero di Lorenzo dopo 10 anni lontano dall'Italia, i pro e i contro. A me capita a volte di vedere da "fuori" le cose migliori di come sono realmente e di dare per scontate quelle che ho.
    Sul discorso dell'indole non credo assolutamente che Marco non abbia iniziativa ... anzi, credo che da sempre abbia cercato, senza farne mistero, una via per poter fare un'esperienza all'estero. Lo stato embrionale non è mai esistito.
    Candy

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  3. grazie Marco !
    Per Candy: in America si sta bene per tante cose, e l'Italia e' andata in malora in questi dieci anni, per cui per adesso stiamo bene negli USA. Ma io, come Gaber, per fortuna e purtroppo sono Italiano, e un richiamo ancestrale lo sento ancora. Trovassi un buon lavoro, tornerei anche domani, ma l'ipotesi e' parecchio improbabile temo... e poi, quando vengo in vacanza, e vedo la maleducazione, la prepotenza degli automobilisti, la burocrazia, e la massa di gente che brontola e si lamenta perennemente, la voglia di tornare prende un brutto colpo...

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