Quando mi capita di scambiare qualche chiacchiera con uno sconosciuto, abbastanza spesso, il mio accento denota subito la mia breve permanenza nel paese. E' facile capire qualcosa dell'interlocutore già dalle prime battute, se ha un accento australiano puro probabilmente è nato qui o vi è giunto da bambino. L'altro giorno ho conosciuto un nuovo collega, ero indeciso ma avrei detto fosse Britannico e poi ho scoperto che si è trasferito 20 anni fa dall'Inghilterra.
Quindi ho elaborato la seguente formula empirica:
Accento straniero = anni vissuti all'estero/anni vissuti in Australia
che mi porta ad avere un valore di 99% , che spiega perchè le persone che incontro mi chiedono subito da dove venga. E molti mi scambiano per francese per via della mia R...
Quando poi dico di essere italiano di solito si rompono le acque e cominciano a raccontare con entusiasmo dei loro viaggi nella "Beautiful Italia". L'itinerario tipo è Roma, Costiera Amalfitana, Firenze, Venezia, qualche volta Milano e Como e poi quasi sempre le Cinque Terre. E' incredibile la popolarità delle Cinque Terre qui a 16.000 km di distanza, tutti sono stati sulla Via dell'Amore, colpita un anno fa da una frana che ha ferito 4 donne (Australiane). Peccato che il sentiero sia tutt'ora interrotto e così rimarrà fino ad almeno il 2015.
Ogni tanto mi chiedo cosa potrebbe essere il nostro paese se solo fosse gestito un po' meglio, ma allo stesso tempo mi chiedo anche se ci sia un nesso tra il casinismo italiano e la ricchezza di bellezze storiche ed artistiche... ad esempio la Germania o la Svizzera avrebbero mai concepito di costruire le case attaccate alla roccia, una diversa dall'altra?
Ieri parlavo con una collega appena rientrata da 3 settimane in Italia, anche lei ha fatto la Via dell'Amore e per superare il punto interrotto ha dovuto fare una scarpinata sulle colline. Le brillavano gli occhi nel descrivermi la sua vacanza, i luoghi e il cibo. Si ricordava ogni dettaglio del sugo della pasta che aveva mangiato in un agriturismo in Toscana due settimane fa, io che non arrivo a ricordarmi cosa ho mangiato ieri!
Ma proviamo a metterci nei panni di un Australiano medio: sono passate poche generazioni da quando i suoi avi emigrarono qui dall'Europa e il legame con la terra di origine si sente ancora.
Vive su una isola enorme, piatta e prevalentemente arida e disabitata. Per visitare il paese più vicino deve fare non so quante ore di volo.
Il manufatto più antico ha 200 anni e di quello che è successo prima, quando c'erano solo gli aborigeni, non c'è molto da dire, non erano certo gli ateniesi dell'Antica Grecia.
A parte la vicina Asia, con la quale l'affinità culturale è bassa per un caucasico, ci è facile immaginare l'attrattiva che può avere tornare alle proprie radici in Europa, passare in poche ore di auto da una nazione ad un'altra completamente diversa nel cibo, nei lineamenti, nella lingua, nell'architettura, nelle usanze e nel livello di civilizzazione.
Vedere le montagne con la punta e i laghi come li hanno visti solo nei documentari (qui non esistono).
Tante cose che noi diamo per scontate sono stupefacenti per chi non le ha mai viste.
A scanso di equivoci: non sto dicendo di aver nostalgia dell'Italia, ho fatto il pieno di quelle cose per 40 anni e ci vorrà tempo perchè il serbatoio si svuoti.
Per vedere il piu' possibile molti australiani si affidano ai viaggi organizzati in bus, tipo questo
E poi ci sono 8 ricconi che spendono 60.000$ per vedere l'Europa a bordo delle loro Ferrari, facendole trasportare in nave per 6 settimane dall'Australia all'Italia, come questi qui. Per loro visitare la fabbrica del "Prancing Horse" è come per un islamico andare in pellegrinaggio alla Mecca.
L'articolo completo su Sydney Morning Herald
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