Tra gli arcipelaghi piu' vicini all'Australia c'è Vanuatu, a 4 ore di volo da Sydney. Un nome che non avevo mai sentito, decisamente fuori dagli itinerari turistici italiani ma piuttosto popolare qui in Australia.
Vanuatu non ha i bungalow sull'acqua che si vedono negli opuscoli della Polinesia, è un'isola ancora poco turistica con un piccolo aeroporto e poche strutture. Il grosso del turismo è quello scaricato dalle navi da crociera che fanno tappa a Vanuatu dalla mattina alla sera. Le navi danno il ritmo all'economia locale, con negozi, bancarelle e taxi che si attivano in funzione della presenza dei passeggeri a terra.
Prima di parlare degli aspetti turistici vorrei dedicare un post alla gente di questo arcipelago. Non per pietà o simpatia (che meriterebbe senz'altro), ma perchè ha davvero delle caratteristiche uniche al mondo.
La popolazione locale
La gente del posto è molto povera, chi ha un lavoro guadagna 400 dollari al mese, molti altri si nutrono di quello che coltivano e vendono quello che avanza. Eppure non ho mai trovato un popolo così sorridente: tutti quelli che incroci ti sorridono e salutano, disinteressatamente. Anche in Kenya mi era capitato di trovare persone affabili, ma quasi sempre il loro interesse celava offerte di servizi e richieste di soldi.
Abbiamo noleggiato un'auto (un rottame) per due giorni per esplorare l'isola, evitando i tour con autista che mi fanno sentire poco libero, il 90% delle persone che abbiamo incrociato per strada, vestiti di stracci e spesso scalzi, ci hanno salutato nel vederci passare. Abbiamo passato due giorni a salutare dai finestrini come fossimo il Papa.
Mi riesce difficile pensare che si tratti dello stesso popolo che per ultimo al mondo ha rinunciato alla pratica del cannibalismo. Secondo la credenza del posto, in questo modo la forza del nemico viene trasferita al vincitore.
Pochi anni fa è stata tenuta una cerimonia di riappacificazione tra una tribu' e i pronipoti di un missionario inglese che venne ucciso e mangiato quando mise piede su quest'isola. Pare che l'ultimo episodio di cannibalismo sia stato registrato negli anni 70.
A dispetto della povertà, Vanuatu è considerato il paese con la maggiore ricchezza in termini linguistici: in un'area grande come un terzo del Belgio si contano 105 lingue parlate.
colonizzato da inglesi e francesi, la lingua piu' diffusa è un inglese semplificato |
Ma una delle caratteristiche che rendono gli abitanti di Vanuatu famosi nel mondo, è il riturale praticato sull'Isola di Pentecoste, il N'Gol, precursore del bungee jumping.
Ogni anno viene costruita una torre di legno alta 30 metri da cui gli uomini si buttano con delle liane attaccate alle caviglie. La lunghezza deve essere calcolata in modo che i capelli (ma non la testa) tocchino il suolo. In questo modo, secondo la tradizione, verrà favorito un buon raccolto.
Nel 1974 venne organizzata una dimostrazione in occasione della visita a Vanuatu della regina Elisabetta II. Trattandosi di una stagione diversa da quella tipica le liane non avevano la giusta elasticità e si ruppero causando la morte del tuffatore sotto gli occhi della regina.
Altra caratteristica degli indigeni maschi di Vanuatu è l'indossare il Namba, per la cui descrizione vi rimando a questo articolo.
Un altro aspetto curioso di questo popolo è lo svilupparsi del Culto del Cargo nel secondo dopoguerra. Durante la Seconda Guerra Mondiale gli Alleati stabilirono basi militari a Vanuatu ed erano soliti paracadutare viveri e armi dal cielo. Alcuni capi spirituali dell'isola sostenevano che quei lanci dal cielo fossero opera degli dei e nacque così il culto nella speranza che si ripetessero i lanci anche dopo la fine della guerra.
Da Wikipedia:
Per far sì che i carichi di beni tornassero ad essere paracadutati o anche portati per via aerea o per mare, gli isolani talvolta iniziarono ad imitare i comportamenti che avevano visto assumere dai militari occidentali. Fabbricarono quindi cuffie audio di legno indossandole seduti dentro a finte torri di controllo da loro costruite; iniziarono a mimare i segnali di atterraggio aerei in mezzo alle piste e ad accendere segnali di fuoco e torce per illuminare le piste di atterraggio e i fari di posizione. I cultisti pensavano che gli stranieri avessero una speciale connessione diretta con i loro antenati, che secondo loro erano gli unici esseri ad avere il potere sufficiente a produrre le ricchezze dei cargo.
In una sorta di magia simpatetica e imitativa, molti di loro costruirono, con i mezzi a loro disposizione, riproduzioni a grandezza naturale di aeroplani e nuove piste di atterraggio simili a quelle occidentali, nella speranza che questo avrebbe attirato molti più aeroplani pieni di "cargo". Ovviamente, queste pratiche non portarono al ritorno degli aeroplani semidivini, pieni di tutti quei meravigliosi carichi che venivano paracadutati durante il conflitto, ma finirono comunque per sradicare ogni altra pratica religiosa locale esistente prima della guerra.
Visita ad un villaggio
Un giorno sono andato a fare una passeggiata per una strada di campagna, l'intento era quello di vedere le cose un po' piu' da vicino, e non di sfuggita dal finestrino dell'auto o del bus. Ho camminato per 2 ore ai bordi di una strada come gran parte dei locali che non possono permettersi la tariffa dell'autobus (1,5$), guardato con stupore compiaciuto dalle persone che incontravo.
Allontanandomi dalla strada principale vedo nella foresta un insediamento con delle baracche e vado a curiosare. Entrando nell'accampamento trovo alcuni uomini che mi guardano sorpresi, chiedo chi di loro parli inglese, si fa avanti un tizio con un gilet di plastica gialla tipo quelli che si tengono in auto. Nonostante sia mezzo sdentato sta masticando qualcosa, lo sputa nella mano destra, lo butta a terra e poi mi porge la mano per una stretta (umida). Gli spiego che vengo dall'Italia e chiedo se posso visitare il loro villaggio e fare qualche foto.
Si rivolge ad altri dietro di lui, mi dà l'ok e mi invita a seguirlo all'interno del villaggio.
Mi trovo in uno spiazzo circondato da una cinquantina di uomini, chi seduto, chi in piedi, metà dei quali con un machete in mano, tutti che mi guardano un po' stralunati, probabilmente sorpresi per questa intrusione inaspettata.
Faccio un po' di domande per rompere il ghiaccio e dissimulare una certa ansia e la mia guida mi spiega che è un accampamento di 200 persone che sono emigrate da una piccola isola dell'arcipelago verso la capitale nella speranza di trovare un lavoro. In realtà quasi nessuno di loro ha un lavoro, ma formano una comunità dove si aiutano a vicenda. Già gli abitanti dell'isola non è che navighino nell'oro, e capisco che questi siano collocabili ai margini di quella stessa società.
Mi mostra con un certo orgoglio un recinto fatto di bambu' dove alloggiano due maiali.
Non hanno elettricità (il che mi salva dai soliti commenti sui mondiali di calcio che non seguo neanch'io), nè acqua potabile. L'unica fonte idrica è un corso d'acqua, marrone.
Gli chiedo come trascorrono il loro tempo, mi risponde che pochi di loro hanno un lavoro, tutti gli altri passano il tempo a bere kava (vietata alle donne). La kava è una bevanda ricavata da una radice, bevuta in grandi quantità produce uno stato di torpore. In molti paesi occidentali è equiparata ad una droga, in altri viene utilizzata come sedativo. A Vanuatu si trova in commercio in diverse concentrazioni, la più alta delle quali è chiamata "Tudei", in quanto stordisce per two days.
il mio amico mostra una pianta di kava |
Mi spiega che i giovani, che hanno ancora i denti buoni, si occupano della masticazione della radice per conto di tutto il villaggio. Mettono in bocca un pezzo, lo masticano fino a ridurlo in poltiglia e poi lo sputano su una foglia.
un giovane impegnato nella masticazione della radice di kava |
altri prendono la poltiglia, la mettono in uno straccio e la passano in un secchio con dell'acqua del fiume, strizzandolo ripetutamente come se fosse una bustina per fare il tè. |
Mi offre di assaggiare la bevanda nel secchio... ringrazio ma declino l'offerta.
le capanne sono fatte di rami e di materiale recuperato chissà dove |
un anziano dalla faccia simpatica, gli chiedo di fargli una foto e mi pare inorgoglito per essere stato scelto in mezzo a tanti |
Nelle prossime puntate: bottiglie di Coca Cola, aerei sommersi, lagune blu, pesci tropicali e... cosa non fare con un coltellino svizzero
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