mercoledì 15 ottobre 2014

Italia, Australia, USA...

Lo so, lo so, il blog langue in queste settimane. Me l'ha fatto notare anche un amico che in questi giorni è in trasferta in India (ciao Roberto!).
Ogni tanto mi chiedo se avrò di che scrivere per l'infinito o se ad un certo punto gli argomenti meritevoli di essere condivisi si esauriranno.

Da dove nascono i post? Di solito capita che sono in giro per strada e osservo qualcosa di curioso, oppure leggo una notizia sul quotidiano nella cucina dell'ufficio mentre aspetto che venga pronto il tè. Torno a casa e non vedo l'ora di mettere in bella copia quello che ho scoperto, spesso finendo all'1 o 2 di notte se devo fare delle ricerche per integrare o verificare le fonti.
Può anche capitare qualche momento di introspezione, di solito mentre corro da solo al parco la domenica, ad esempio ieri mi sono venute in mente un sacco di idee brillanti di cui parlare ma una volta tornato a casa non me ne ricordavo una, come al risveglio da un sogno.
Quindi di che si parla stavolta?
Posso iniziare raccontando che settimana scorsa, come per gli ultimi 15 anni, ho rifatto la domanda di green card, il visto lavorativo per gli USA. Per chi ancora non lo sapesse, ogni anno il governo americano distribuisce 50.000 visti lavorativi a stranieri, secondo un meccanismo di lotteria.
All'Italia vengono assegnati circa 500 visti e le probabilità sono attorno all'1%.

Ora qualcuno si chiederà perchè mai un italiano emigrato in Australia cerchi di ottenere il visto per gli USA. Principalmente perchè avendolo fatto per 15 anni a questo punto è diventata una tradizione come la prima castagnata di Autunno.

L'altro motivo è che non mi dispiacerebbe vedere qualcosa di diverso dopo qualche anno di Australia. 


L'Australia da dentro
Ho l'impressione che faccia parte della natura umana riporre le speranze di una vita migliore in un luogo lontano e inaccessibile, dove tutto quello che non funziona nel proprio paese viene gestito alla perfezione. E per gli Italiani spesso questo luogo idilliaco è l'Australia.

La vita qui scorre serenamente, tra un lavoro non eccessivamente stressante, un clima favorevole, l'aria tersa e profumata, la gente cortese e una criminalità bassa. Sette mesi di stagione balneare, se ti piace il mare questo è il posto per te. Non tutto è oro, ma complessivamente si sta bene.
Certo se uno pensa di venire qui e avere una casa con piscina e vicino al mare... sarà meglio che si assicuri di aver messo in valigia qualche milione di $ perchè negli ultimi anni i prezzi sono schizzati alle stelle grazie alla domanda interna e di investitori cinesi.
Poi diciamolo: i dati sulla geografia australiana sono fuorvianti. La densità media di abitanti per km2 andrebbe misurata nei grandi agglomerati urbani in cui vive il 90% della popolazione, e non sulla base degli spazi infiniti del territorio interno, dove nessuno giustamente andrebbe mai a vivere. Chiarito questo, a Sydney siamo decisamente in troppi, lo capisci dal traffico e dalle ore di attesa necessarie a assicurarsi un posto ai principali eventi: 3 ore per la parata del capodanno cinese, altrettanto per il gay pride locale ("Mardi Gras"), 10 ore per i fuochi d'artificio di capodanno.

L'Australia non è solo Sydney, ma con solo 20 giorni di ferie all'anno non ci sono molte occasioni per dedicare a questo continente il tempo che meriterebbe. Bisogna sfruttare bene i weekend, magari approfittando di quelli lunghi dove la festività cade sempre di lunedì. 
Già ma dove vai? Se ti muovi in auto da Sydney puoi andare solo lungo la costa a Sud o a Nord, visitando spiagge piu' o meno belle, ma viste alcune le hai viste tutte. Oppure ti dirigi verso Ovest per andare alle Blue Mountains, che poi montagne non sono. A Est c'è solo l'Oceano Pacifico, dove potresti passare il weekend a mangiare e bere a bordo di una nave che compie un tragitto senza senso durante la food and wine cruise.



In aereo puoi estendere il raggio alle altre città, poi c'è Uluru, qualche parco naturale isolato, le spiagge tropicali del nord dove però tra meduse e coccodrilli il mare è off-limits, il Great Barrier Reef che però richiede ore di navigazione per raggiungere i punti meno degradati e poi devi indossare la muta in lycra anti meduse.
Poi c'è sicuramente dell'altro da vedere, non posso dire di conoscere tutto, ma le distanze, i costi e il tempo necessario rendono obbligatorio un approccio realistico e selettivo.
Ad esempio chi non sognerebbe di fare un coast to coast Sydney - Perth sul treno sull'Indian Pacific? Tre giorni di viaggio osservando l'outback dal finestrino... il prezzo? 2500$ in cuccetta, pasti esclusi... e quando mai lo fai?


E se ti vuoi spingere all'estero la scelta si riduce: Nuova Zelanda, qualche arcipelago nelle vicinanze, il resto è ad almeno 6 ore di volo, come Bali. 
L'Australia ti può deludere sotto certi aspetti, perchè di queste cose non ti ha mai parlato nessuno nè le scopri leggendo i depliant patinati delle agenzie di viaggio. Le agenzie puntano a confezionarti un viaggio indimenticabile e ci riescono facilmente avendo 3-4 settimane e un budget adeguato. Avete mai sentito qualcuno che torna dall'Australia deluso? Io no.
La realtà è che in un mese di vacanza in Australia si spuntano gran parte delle attrazioni turistiche: 2-3 grandi città, Uluru, Blue Montains, West Coast, Queensland, Tasmania.
E il famoso surf australiano? Si può fare praticamente in tutte le spiagge, ma quanti di noi italiani trasferiti in Australia si sono effettivamente cimentati? Quanti hanno proseguito dopo la prima deludente ora di tentativi con la tavola a nolo? Io dico 1 su 20 ad andar bene, e non si tratta di me.

Ma la vita non si riduce a un elenco di attività turistiche più o meno fattibili, è fatta di piccoli momenti che giorno dopo giorno si accumulano e ti fanno sentire a tuo agio lì dove sei. Magari quando stai tosando il prato e uno sconosciuto a 50 metri di distanza ti saluta alzando la bottiglia di birra che tiene in mano.
Oppure quando stai facendo il barbeque e un opossum si arrampica su un albero del giardino o un flying fox (pipistrello gigante) ti osserva a testa in giu'.
Oppure quando il conducente dall'autobus saluta i passeggeri alla fine del suo turno.
L'elenco potrebbe continuare e sarebbe lungo, sia tra i pro che i contro. 
Per quanto mi riguarda sono soddisfatto di questa esperienza australiana, ne apprezzo i vantaggi benchè abbia cominciato a intravvederne i limiti all'orizzonte. E' molto diversa da dove ho vissuto i primi 46 anni e questo, senza entrare nel merito del meglio/peggio, per ora mi basta.


Gli USA da fuori
Hanno sempre esercitato un forte fascino su di me, tant'è che ogni volta che volevo fare una bella vacanza finivo lì.
Anche negli USA non è che sia tutto rose e fiori, ma da italiano ero portato a essere indulgente nei confronti di alcuni aspetti negativi considerandoli un male necessario per poter fruire di benefici. Ad esempio dover dare il 15% di mancia al ristorante per assicurarsi un servizio cortese.
Ora dopo 18 mesi all'estero posso triangolare quello che vedo rispetto al sistema Australia e Italia, per di più con la prospettiva favorevole di chi vive nel paese che finisce sempre ai primi posti per qualità della vita.  Il risultato è che nonostante sia stato negli USA 10 volte, solo in quest'ultimo viaggio sono riuscito a vedere le cose con occhio piu' oggettivo.
Questi i miei appunti durante il viaggio in California nel mese scorso (con tutti i limiti delle generalizzazioni):

La ricchezza di meraviglie naturali dell'Ovest americano è 10 volte superiore alla scarsa varietà presente in Australia, ed è pure comodamente accessibile. In poche ore di macchina si può passare da scenari straordinari e completamente diversi: Sequoia, Bryce, Zion, Grand Canyon, Monument Valley, Death Valley, Arches, Yosemity,... Sembra che la natura si sia sbizzarrita in quell'angolo di mondo. C'è perfino caduto un meteorite (Meteor Crater), lì comodamente piazzato tra il Grand Canyon e la Monument Valley. 
Peccato che a fronte di questa straordinaria offerta i giorni di ferie negli USA siano solo 10 all'anno, la metà di quelli australiani che già mi paiono pochissimi. Certo puoi prendere ferie non retribuite, se te lo puoi permettere.

Negli USA tutto gira attorno ai soldi, c'è l'ossessione di lavorare tanto per accumulare il denaro e garantirsi il tenore di vita a cui si ambisce. Money, money, money è la parola piu' ricorrente nei discorsi. In Australia non è che non ci pensino, ma spesso si lavora quanto basta a coprire i bisogni fondamentali: casa, cibo, alcol e tempo libero.

Essendo una società dominata dal business, il libero mercato e l'attività imprenditoriale sono le divinità a cui si immolano i diritti dei consumatori. Pubblicità ingannevoli, prezzi poco chiari, venditori aggressivi, spam multicanale, ... sta a te non farti pescare all'amo.

E' vero che negli USA tutto costa meno che in Australia, ma la pratica di esporre i prezzi al netto delle tasse e del servizio obbligatorio è fondamentalmente scorretta per come la vedo io. In Australia non è consuetudine lasciare la mancia a tassisti, camerieri e donne delle pulizie, eppure non direi che il servizio sia peggiore. Negli USA i camerieri a metà pasto vengono a chiedere se va tutto bene, ma di questa domanda retorica potrei anche farne a meno, specialmente quando hai la bocca piena e ti devi esprimere a gesti.

E poi non ho notato una sostanziale differenza di cortesia tra i camerieri americani e australiani (che di regola non si aspettano una mancia).

Sono stato in un negozio Lewis a comperare dei jeans, l'unico prezzo visibile nel negozio era un cartello che riportava "Jeans 49.99$", poi ti rendi conto che sotto a caratteri minuscoli c'era scritto "when you buy 3 or more".
Sull'autostrada capeggiava un enorme insegna che riportava un prezzo per un buffet di pesce in un ristorante nelle vicinanze, poi arrivato al ristorante ti rendi conto che quel prezzo è solo in orari e giorni particolari, ti lamenti e ti rispondono "è scritto sul cartellone". Certo, se mi fossi fermato in mezzo all'autostrada a studiare con attenzione l'affissione forse avrei letto la scritta in miniatura che diceva "special hours only".

Gli aeroporti americani sono sempre piu' militarizzati e viaggiare in aereo all'interno degli USA vuol dire superare più controlli che nei voli internazionali in Australia: body scan, scarpe passate ai raggi x, controllo passaporti, code. Che differenza con i voli domestici australiani dove chiunque può gironzolare fino ai gate senza avere con sè documenti o carte d'imbarco.

Guidare l'auto mi era sempre sembrato rilassante negli USA, almeno venendo dall'Italia. Ora che mi sono abituato all'Australia mi rendo conto che la guida americana può essere aggressiva, con auto che fanno lo slalom tra il traffico senza usare le frecce. E' lo stesso commento che hanno fatto i miei colleghi australiani, piuttosto intimoriti dall'esperienza.
Forse i guidatori di San Francisco erano particolarmente stressati rispetto a quelli di Sydney, e non ci sarebbe da stupirsi vedendo il traffico cronico sulle loro autostrade, peggiore di quello di Sydney che già non scherza.

Ho guidato per qualche giorno nella Baia di San Francisco e solo ora che venivo da Sydney mi sono reso conto della bruttezza del paesaggio. Colline brulle, aride, marroni, senza un albero, senza uccelli, forse dovuto alle scarse precipitazini di cui vanno fieri i locali (50 cm di pioggia all'anno rispetto ai 200 di Sydney).
A Sydney per contro hai l'impressione di essere ospite della natura. Boschi, pappagalli, pipistrelli, iguane, opossum sono dappertutto. Perfino nel giardino di casa può capitare di trovare un ragno velenoso e a scuola insegnano come riconoscerli.

A dispetto della siccità, negli alberghi può capitare di trovare un rubinetto della doccia ottimizzato per lo spreco. Praticamente è una leva che può solo ruotare per stabilire la temperatura, mentre la portata è sempre al massimo e non si può parzializzare.

Un ultimo aspetto che mi ha sopreso è la pubblicità per la vendita di cannabis. Non sapevo che nel 2010 il governatore Schwarzenegger ha depenalizzato il possesso di cannabis ed è stato legalizzato l'uso per finalità mediche.
Secondo la legge, chi è affetto da malattie croniche può acquistare e coltivare cannabis dietro la prescrizione di un medico. Siccome la casistica di malattie è piuttosto ampia risulta facile ottenere il permesso e sono fioriti negozi che vendono alla luce del giorno, tipo questo.


Curioso anche vedere la pubblicità per strada, nel paese che da decenni vieta la pubblicità alle sigarette





Insomma, tornando alla Green Card a questo punto avrete capito il mio accanimento!
:-)






3 commenti:

  1. Sempre bello leggere i tuoi post. Giuseppe D

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  2. hai capito bene gli USA, sul discorso money vs altri valori avrei delle considerazioni aggiuntive, quando torni qui in vacanza ne parliamo. saluti da Seattle (sobborghi di, come sempre).

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    1. sarebbe interessante approfondire, io ho solo una visione parziale dall'esterno, e ancor di piu' rivedervi, chissà...
      Poi ci aggiorniamo così mi spieghi che ci fai a Seattle. Ciao!

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